Introduzione

Riprendiamo il cammino che ci fa passare ora attraverso
tutte le difficoltà e gli ostacoli come trapassandoli e sbriciolandoli,
abbattendo con la potenza della trasparenza
tutti i muri fisici e le barriere morali che ci si ergono contro.
Ciascuno di noi riprende la coscienza della propria sincerità
non soggettiva, ma quella vagliata dallo spirito della
Verità, che rende più sobrii, più veri e più forti i nostri
cuori, le nostre menti e le nostre anime.
Studenti ora trasparenti e capaci sempre più di dare e
ricevere il dono della Verità attraverso il loro farsi ‘finestre’
sul mondo: del mondo del proprio sé, di quello dell’altro e
di quello dell’Altro.
Anime ora messe a nudo, esposte al ludibrio e alla derisione
della gente; criticate dai notabili e dagli uomini delle
coorti dei poteri umani, sociali, religiosi; giudicate ree di
sacrilegio e di profanazione delle ormai tradizionali e assodate
verità; anime disprezzate e reiette dal mondo e dal progresso,
scansate dalla mente tecnica e dai cuori elettronici;
e ora anche il dio denaro vorrebbe comprarle e averle tutte
per sé. Ma nessuna paura ci tange: in questa nostra croce,
carissimi studenti, c’è il crogiuolo dell’oro, c’è la prova
superata, c’è l’attestato consegnatovi, c’è il tutto e il
meglio. Il meglio, messo alla prova, apparirà, secondo la
‘glasnost’ donataci passo passo, quello che è in realtà: il
meglio, appunto, qui e ora, per me e per tutti.


111

La mia dinamica metamorfosale è dalla mia devozione al
Padre metamorfosale.
La dinamica è la mia devozione al Padre metamorfosale
che è metamorfosante noi umane creature. La sua dal piccolo
tendenziale è di piacere. La mia di necessità.
La mia mi fa uno dei suoi figli, uno dei suoi piccoli. La
piccolezza è da Lui; ogni grandezza, invece, è da Satana.

Dal mio nemico accetto di subire l’azione di morte fisica
e morale. La subisco con devoto silenzioso amore. Mi
sciolgo la morte viva dell’amore Paterno.
Sciogliendo la morte dell’amore la trasformo in vita. È la
mia metamorfosi creaturale. La mia metamorfosi è la
risurrezione della vita dell’amore e della mia corporea, è
la mia vera Pasqua, è la mia comunione di vita, è la mia
risurrezione, è la mia salvezza.
La assenza della mia metamorfosi è il farsi avanti della
mia terribile rovina. La mia sola è di necessità; quella del
creato e del creatore è metamorfosi di voluttà e di piacere.
Le concorrenti della mia sono:
a) Due persone: uno che odia, io che mi lascio odiare.
b) Due azioni: azione di morte fisica o morale; accettazione
di quella azione di morte.
c) Una dinamica: con devoto silenzioso amore.
C’è una dinamica di avvio e di compimento, e una dinamica
di percorso.
1) La dinamica di percorso è quella che si affianca alla
prima: è data dal mio Pneumatico silenzioso amore.
2) La dinamica di avvio e di compimento è la mia devozione
al Padre metamorfosale; è quindi la mia devozione
metamorfosale.
Per pulire il terreno mentale dei miei fratelli, devo fare
netta distinzione tra due cose: le devozioni e la devozione.
1) Le devozioni possono essere molte, e lo sono: esse
puntano prevalentemente a piegare in nostro favore una
potenza celeste, servono ad imbonirla, a renderla favorevole
al mio volere. Pretese egoistiche, alle quali Dio
e i santi fanno bene a non prestarsi per nulla.
2) La devozione è una sola, ed è talmente benefica da
risultare salvifica. La mia unica devozione è al Padre
metamorfosale. Essa mi ricollega direttamente a Lui,
mediante questi passaggi necessari: ‘Dalla mia metamorfosi
alla mia assoluzione, al subire con silenzioso
amore l’azione di morte fisica o morale, alla azione di
morte del mio nemico, alla morte viva subita dall’amore
Paterno nel mio nemico, alla metamorfosi Paterna’.
Ricollegando gli estremi: la mia metamorfosi viene
dalla sua (immediatamente), con derivazione mediata
dal mio fratello nemico. La dinamica della mia è la sua,
cui mi collego per devozione. È la vera che piega me
alla sua volontà metamorfosale. Lo rintracciamo brevemente,
ma lo faremo più ampiamente col secondo
tema: Satana chi è?
Dio è il piccolo eternale; lo è trinitariamente: è espropriazione,
è cessione, è personificazione di Figlio, è comunione
di vita. Non lo può essere di morte. Di qui il piccolo
tendenziale. La realizza con la sua azione metamorfosale.
Liberamente, con amore silenzioso e per pura devozione
al suo piccolo tendenziale, si riduce fino all’estremo concentrandosi
in potenzialità sviluppabili in tempi creativi
successivi. La espropriazione diventa espropriabilità. La
cessione diventa cedibilità.
La personificazione, concepibilità. La comunione di vita,
vivibilità; la vita si fa moribile. È la metamorfosi Paterna
che induce la Figliale mediante la generazione temporanea
del Figlio. La Figliale è dalla Paterna.
La creaturale umana è dalla Paterna. La sua è di voluttà o
di piacere, come la Figliale: piace al Padre farsi moribile.
Metamorfosi discendente per indurre la mia ascendente.
La mia è di necessità.
La voluttà me l’ha strappata Satana egoisticizzandomi
l’amore Paterno, per impedirmi la mia ascesa al Padre. La
mia è dalla sua, e aziona perfettamente la mia se io mi
piego alla sua. Senza devozione alla sua non ci può essere
la mia: ne è la dinamica. La mia mi fa così uno dei suoi
figli, uno dei suoi piccoli. La metamorfosi mi fa piccolo,
come la sua lo ha fatto piccolo. Solo i piccoli ascendono
con Lui. Ogni grandezza, invece, è da Satana.

112

La mia metamorfosi mi da un sentire nuovo verso il male
corrente. L’abbiamo sentito da una realtà fuori Dio che va
contro di Lui. L’abbiamo trattato con odio. Non posso più
lottare contro il male: è la morte viva dell’amore che
dispone per la mia metamorfosi.La accetto di subire. Zizzania: deve stare lì, accanto al buon grano. Non sono fustigatore del male, che tratto bene con la mia metamorfosi.

Dal mio nemico l’azione di morte fisica e morale. Accetto di subirla con devoto silenzioso amore. Mi sciolgo così la
morte viva dell’amore del Padre. Sciogliendola la trasformo
in vita: è la mia metamorfosi umana e cristiana. La sua
dinamica non è da me, ma dalla metamorfosi Paterna. Lui
soddisfa la sua piccolezza tendenziale trasformandosi fino
a farsi moribile. Lui metamorfosato fa metamorfosante (fa
agire) la mia così: subisce la morte viva dalla sua creatura,
liberamente, con amore silenzioso e devoto. Dalla
morte viva questa azione di morte su di me, ed ecco il mio
nemico. Accetto di subire l’azione di morte di morte con
devoto silenzioso amore, mi sciolgo la morte e la trasformo
in vita: è la mia metamorfosi. La sua fa agire la mia,
per quella devozione che mi ha dato e che mi piega amorosamente
alla sua volontà metamorfosale. Sia fatta la tua
volontà metamorfosale.
La dinamica ha bene fatto emergere la funzione mediana
del nemico. Irremovibile, ineliminabile, indispensabile. Il
male che dico lo prendo dal mio bene visto, ma non sono
flagellatore del male. Lo tratto con la mia metamorfosi. Ci
fermiamo con attenzione ad essa. Estimazione dei nemici.
Mi sono domandato: i miei nemici come li devo classificare?
Mi si sono presentati tre termini:
1) Sono i miei tesori: l’ho scartato perché come la tomba
dell’amore Paterno non è certo un tesoro.
2) Sono i miei valori: l’ho pure scartato perché i miei
nemici come mattatori dell’amore Paterno non sono un
valore.
3) Sono i miei preziosi: l’ho subito accolto: poiché i miei
nemici hanno un prezzo elevatissimo, rasenta l’infinito:
il loro prezzo è la morte dell’amore Paterno.
Per portare il discorso alla sua completezza dobbiamo fare
parola di tre realtà tra loro collegatissime (collegate alla
funzione mediana):
1) Il male corrente
2) I miei nemici
3) Le umane ingiustizie.
1) Il male corrente. Parlo del male che c’è in questo mondo,
non di quello che riesce a passare al di là con noi. Fino
ad ora l’abbiamo sentito una realtà contro Dio e contro
l’uomo, ma fuori di Dio comunque. Una realtà che va
trattata così: va giudicata, condannata, punita, combattuta
con tutto l’odio di cui siamo capaci, magari da bruciare
insieme con colui che lo porta, come abbiamo fatto
noi Chiesa cristiana. E siccome il male viene veicolato
da Satana, nell’uomo la lotta era contro il peccato e contro
Satana. Io però ora non posso più combattere contro
il male. Non sono obiettore di coscienza. Il male, a questo
punto del discorso, che cos’è? È la morte viva dello
spirito di amore del Padre, voluto per volontà metamorfosale
perché la sua discesa a noi potesse avere la nostra
ascesa a Lui: ci salva con il male. Ogni mio lamento contro
il male è un volere non accettare il piano Paterno, è
un voler fare da padroni nelle cose di Dio. Il male che ci
fa mostruosi lo vuole e lo conduce lo Pneuma Paterno
che ci guida a un male che poi ci farà specchiati in noi.
Ecco a che cosa ci induce lo Pneuma. Lasciatela crescere
la zizzania: occorre. Rispetto e pazienza col male.

113

Dal male subìto la corrente di vita che a tutti va in dono:
il perdono di Dio. Il male lo usa il Padre, anche a me lo
ha insegnato. Ambedue accettiamo di subire, sciogliamo
la morte, e da lì prende a scorrere la vita metamorfosale.
Questa diventa perdono: a tutti in dono. Perdono Paterno:
là dove si inserisce, suscita un sentire, provoca un dolore,
da scoppiare la conversione. Perdono non verbale, ma
vitale.

Subendo l’azione di morte dal mio nemico, con devoto
silenzioso amore, sciolgo la morte viva dell’amore
Paterno; sciogliendola la trasformo in vita, ed ecco la mia
metamorfosi. Nella mia metamorfosi ho colto la funzione
mediana del nemico. Vi si colloca come mezzo indispensabile,
un mezzo dal prezzo elevatissimo, al punto da chiamarlo
il mio ‘prezioso’. Il nemico svolge la sua funzione:
1) Col male
2) Con la qualifica personale
3) Con l’ingiustizia sociale.
In quella funzione mediana vi ho scorto la presenza del
male. Nemico e male fanno un’unità inscindibile: il nemico
fa sempre del male.
1) Come lo abbiamo sentito
2) Come lo abbiamo trattato.
La conoscenza Pneumatica del male: morte viva dell’amore
Paterno, mi ha dato un nuovo modo di trattarlo. Non
posso più combatterlo, e quindi non riesco più a lottare
contro il male. Fino a ieri mi sono lanciato contro di esso,
anche a distanza; oggi non più. Oggi lo tratto in modo
diverso, in un modo nuovo. Il male serve al Padre e a me.
Subendo il male da tutte le sue creature il Padre punta alla
loro salvezza. Per conseguire risultato migliore, il Padre
mi chiama personalmente a offrirgli il mio aiuto: ‘Mi vuoi
aiutare a salvare i fratelli dal loro male?’. Tutto il male
corrente è anche contro di me. Se venendolo a conoscere
lo accetto con tanto silenzioso amore, l’odio che sento
contro il male corrente lo trasformo in vita, e con la mia
vita metamorfosale porto salvezza a chi lo commette.
Dalla mia metamorfosi esce una corrente di vita, come
dalla Paterna esce la corrente di vita. La corrente di vita
genera (e opera e attua) il perdono. Il tema lo dobbiamo
ora necessariamente sdoppiare in perdono di Dio e in perdono
del cristiano. Dio perdona il male delle sue creature.
1) Come perdona. Finchè pensavo il male come una offesa
fatta a Dio, potevo immaginare il perdono come un
dire verbale e cordiale di Dio, il quale cancella la mia
offesa morale: me la scioglieva, me la annullava, magari
con la mediazione del suo ministro. Ma adesso che
mi scorre la conoscenza Pneumatica del male e so che
è morte viva dell’amore Paterno,
2) il perdono lo penso diversamente. Morendo, il Padre
produce la vita dell’amore; essa è frutto della sua metamorfosi,
ed è un dono aperto a tutti.
Il perdono è la vita dell’amore metamorfosale offerta in
dono a tutti: primo a colui che la fa morire. Il perdono è
per tutti, ma non in tutti riesce a inserirsi la vita offerta in
dono. Entrando suscita un sentire: il sentire del male che
ci si fa all’amore; se ne prova vivo e profondo dolore, e ci
si muove per la propria guarigione. Il perdono del Padre
non è verbale e più che cordiale, ma è vitale: è la vita dell’amore
metamorfosale che accolta e azionata scioglie la
morte dell’amore.
La genesi del perdono Paterno: con devoto silenzioso
amore subisce la morte. Scioglie così la morte viva, la trasforma
in vita capace di dare un sentire il male, un provare
il dolore e un puntare alla guarigione. Il perdono del
Padre è solo vita (metamorfosale). Suscita un sentire, provoca
un dolore e avvia alla conversione. E come dovrà
essere il perdono del cristiano, allora?

114

Il perdono del cristiano: come il Suo, così ha da essere il
mio. Lui lo compie nell’atto di subire; è subendo che dà
corpo alla vita metamorfosale offerta in dono. Io lo faccio
solamente nell’atto di subire; dopo è un prodotto dell’amore
di odio. Come pure perdono solamente dal basso:
facendo il piccolo io perdono. I piccolo sono i suoi figli
più cari.

Nella mia metamorfosi il nemico svolge una funzione
mediana. Ve la svolge col male, con una qualifica personale,
con una ingiustizia sociale. Il male: prima erroneamente
sentito e malamente trattato. Al Padre mi sento
associato; tutti e due lo accettiamo; Lui la totalità subisce,
io una minima parte. La accettiamo con devoto silenzioso
amore.
1) Lui scioglie la morte subita, in vita la trasforma, e così
una corrente di vita va in azione. È il suo dono a tutti
offerto: la vita in dono: perdona. Perdono recepito:
quando nel nemico suscita un sentire del male fatto,
provoca un dolore e vi fa scoppiare la conversione, che
punta di filato alla guarigione.
2) Io sciolgo l’odio patito a causa del male, in vita lo trasformo;
la mia corrente di vita va a comporsi con la
sua: siamo in due a forzare le ostinate resistenze del
nemico. Il perdono Paterno è dunque la vita metamorfosale
offerta in dono.
Dal perdono Paterno fluiscono due note sostanziali:
1) Il Padre perdona nell’atto di subire la morte dell’amore.
La produzione del perdono è simultanea al subire la
morte dell’amore. Non così avviene con la sua recezione:
il perdono può essere recepito a distanza di luogo e
di tempo. In questi tempi il Padre va accumulando una
riserva enorme di perdono che verrà impiegata non
appena si apriranno i tempi nuovi: quelli Pneumatici,
nei quali il visuato verrà ad occupare i vuoti abissali del
fideato che si stanno facendo nella stessa cristianità. È
questo che mi dà un sentire diverso per questi tempi
che sembrano fatalmente rovinosi.
2) Il Padre perdona ma mai dall’alto, ma dal basso: perdona
dal piccolo profondale. Non perdona stando ritto e
maestoso, ma calando dalla sua altezza uno sguardo di
pietà e di compassione per il miserabile pentito.
Perdona mentre supinamente subisce la morte dalla sua
creatura seguendo la linea del piccolo tendenziale.
Abbiamo già tratteggiato quale deve essere il perdono cristiano:
1) Perdono solamente nell’atto di subire, con quella
modalità che mi è essenziale: con devoto silenzioso
amore. Il perdono deve essere vitale: deve essere composto
di vita metamorfosale che pongo in dono ai miei
nemici. Se non c’è il mio subire, non c’è neppure il mio
perdono. Quello che noi amministriamo senza subire è
un prodotto genuino dell’amore di odio.
a) Il perdono verbale consegnato magari personalmente al
mio nemico me lo affida l’odio; talora per mettere fine
alla sua cattiveria su di me, talora per impedire male
maggiore, talora per amore di pace e di quieto vivere,
talora ancora lo accompagno col totale isolamento: ‘Gli
perdono, ma la parola non gliela darò mai più!’.
b) Più spesso me lo affida l’amore per me: mi sento
grande, generoso, dal cuore magnanimo, meritevole
di lode e di ammirazione. Adesso questo perdono mi
provoca conati di vomito Pneumatico.
c) Io posso perdonare soltanto dal basso. Quando il
nemico mi aggredisce e mi assale, quando mi demolisce
e mi abbatte, quando mi atterra e mi calpesta,
quando mi distrugge e mi annienta, quando se la ride
al canto della vittoria, allora io mi sento in basso,
allora mi sento piccolo.
Solamente il piccolo è generatore di vita. Solamente il piccolo
perdona, porta in giro la vita metamorfosale, va a
bussare alla porta della ostinazione peccaminosa. Il piccolo
creaturale tutto questo lo fa col piccolo creatorale.
Prediletti del Padre non sono gli oranti, né i più grandi, ma
sono i piccoli: ministri del perdono insieme con Lui. Tutto
da rivedere per noi, tutto da scambiare.

115

Funzione mediana svolta con una qualifica personale:
odio religioso. Tutto lo è, ma mi occorre quello specificamente
religioso. Gesù se lo prende: un odio religioso,
ecclesiale, dirigenziale. A noi ci pensa lo Pneuma, facendoci
visuati e invitandoci a fare i piccoli.

La nostra attenzione è puntata sul nemico, la cui funzione
mediana è assolutamente richiesta alla mia metamorfosi.
Tra il Padre e me si pone appunto il nemico mio con la sua
azione di morte. La sua funzione mediana la svolge con:
a) il male che compie; da me accettato e da me subìto
con devoto silenzioso amore, mi scioglie l’odio che
mi si scatena, me lo trasforma in vita, ne fa una corrente
che va in dono ai miei fratelli: nasce così il
perdono. Non verbale, non cordiale, ma sacrificale.
Io perdono solamente nell’atto di subire l’azione di
morte, e quindi perdono solamente dal basso.
Solamente i piccoli perdonano.
Il perdono dei grandi è un prodotto genuino dell’amore
per me e dell’odio. Una buona parola illuminante
la dobbiamo riservare al perdono che viene
accordato a distanza dal male non accettato. In realtà
il perdono corrente nei cristiani è quello che matura
a una cera distanza dal male ricevuto, specie sotto
la spinta di quella condizione che pure ha la sua
forza: chi non perdona al fratello, non ottiene perdono
da Dio; e il richiamo parte dalla preghiera del
Padre nostro: ‘Rimetti a noi i nostri debiti, come noi
li rimettiamo ai nostri debitori’.
Poiché il perdono nasce solamente nell’atto di subire
l’azione di morte del nemico, a distanza di tempo
il perdono non si fa più. Sarà verbale, cordiale, ma
non sacrificale. Quando nasce nel cuore e spunta
sulle labbra: ‘Io gli perdono’, quello è semplicemente
dolore per il male che mi sono fatto all’amore
opponendo odio al male del mio nemico.
Quel dolore dà al mio odio quest’unica qualità: me
lo rende solubile.
b) La funzione mediana il nemico la svolge con una
sua qualifica personale.
L’odio del nemico è sempre un odio con una base
religiosa (fondatamente).
Per odiare si adopera sempre e solo la morte viva
dell’amore del Padre. Ma alla mia metamorfosi
completa occorre un odio specificamente religioso,
con motivazione religiosa. Non tutto lo è.
L’odio si carica infatti di motivazioni diverse. Si parla così
di un odio politico, di un odio sindacale, di un odio padronale,
di un odio di classe, di un odio commerciale, di un
odio nazionale,...Ma il più ‘prezioso’ (insolubile) è quello
religioso, che si carica esclusivamente di motivi religiosi.
Il Figlio del Padre: Gesù, ha voluto per la sua metamorfosi

un odio esclusivamente religioso.
Lo accende nel Tempio di Gerusalemme. Quello che alimenta
è odio religioso; quello che fa dilagare è odio di una
Chiesa (ecclesiale); quello che fa divampare è odio di una
dirigenza (dirigenziale). I suoi nemici li ha voluti nemici
religiosi: i più quotati nel fare il male.
Noi non possiamo procurarci l’odio religioso che ci occorre.
Per questo lo Pneuma ci aiuta. Effondendo luce
Pneumatica dal di dentro di noi.
Ci siamo trovati specchiati. Non potevamo non guardarci;
ed eccoci quindi visuati. Ci siamo scoperti battesimali e
cresimati al Paterno al nostro incominciare, ci siamo visti
infernalizzati da Satana. Ci stiamo sentendo attorno le reazioni
delle ‘persone per bene’.
Dobbiamo ringraziare lo Pneuma per questo. Dobbiamo
imparare così a fare il piccolo: un’arte accresciuta grazie
proprio a quella valanga di odio religioso delle persone di
Chiesa.

116

Odio diversificato, per una metamorfosi sostanziale, completa,
perfetta e verticale. Odio comune per una sostanziale.
Odio religioso per una completa. Odio ecclesiale
per una perfetta. Odio dirigenziale per una verticale.
Gesù ha finanche legalizzato l’odio dirigenziale. Abbiamo
così gradazione metamorfosale diversa.

Il nemico nella mia metamorfosi svolge una funzione
mediana indispensabile.
a) La svolge col male che mi fa: da me accettato e subìto
con devoto silenzioso amore; mi scioglie l’odio
scoppiato, me lo trasforma in vita che scorrendo
giunge in dono ai miei fratelli: è la nascita del mio
perdono nell’atto di subire dal basso. Ogni odio
basta per una metamorfosi sostanziale.
b) A me serve la completa, non basta un odio qualunque;
occorre un odio marcatamente religioso. L’odio
si carica di motivi, talora prevalentemente religiosi,
tal’altra di motivi esclusivamente religiosi. Il nemico
svolge la sua funzione mediana con una qualifica
personale che è data da un odio religioso.
c) Con l’odio religioso non siamo ancora giunti alla
perfezione metamorfosale. Per conseguirla occorre
un odio ecclesiale. Che odio è mai questo? È l’odio
di molti così bene uniti in modo da formare una
Chiesa. Quei molti sono uniti non tanto da legami
esterni, quanto da uno spirito divino, che irradiandosi
in quei molti li unisce col medesimo spirito. Quei
molti sono uniti nell’amore divino. Soltanto che
l’infernalità presente e operante in ogni Chiesa può
avere il sopravvento, ed è capace di trasformare
l’amore in odio di Chiesa. Il processo di infernalizzazione
ha bisogno dei suoi tempi e delle persone
disposte a una impresa che a dire poco ci sbalordisce:
processo di egoisticizzazione ecclesiale.
d) Manca ancora qualcosa al vertice della metamorfosi:
è l’odio ecclesiale dirigenziale: è l’odio di chi
dirige la Chiesa. È l’odio più orribile, più mostruoso,
e proprio per questo il più prezioso. Gesù lo
vuole per sé, per toccare il vertice della sua metamorfosi
Figliale. Un odio che ha coagulato una intera
dirigenza ebraica.
In quella dirigenza le classi presenti avevano i loro motivi
personali per sentire quel Gesù di Nazareth come un pericolo
minaccioso e in più incombente: agli scribi fa paura
la grave emorragia ecclesiale in atto.
Agli anziani fa paura la minaccia di una invasione militare.
Ai sacerdoti la paura la minaccia di una distruzione
templare. Al presidente del Sinedrio, il Sommo Sacerdote,
fa paura la minaccia di un disfacimento nazionale.
Motivi diversi, quindi, che animano un unico odio: l’odio
ecclesiale dirigenziale.
Gesù lo vuole per sé, in quanto è il più efficace: il massimo,
per ottenere la verticalità di un odio che poteva dare
verticalità anche alla sua metamorfosi.
Quella dirigenza aveva un eccezionale ascendente nella
sua Chiesa, dovuto non tanto alla sua autorità morale,
quanto al terrore col quale soggiogava la sua Chiesa. Con
quella forza morale è riuscita a operare in brevissimo
tempo un completo cambiamento degli umori popolari.
Sei giorni prima tutti sono per Gesù; sei giorni dopo, tutti
contro di Lui.
Gesù stesso ha legalizzato l’odio di quella dirigenza: ‘È
reo di morte: lui stesso si è dichiarato Figlio di Dio!’.
Così Gesù ha ottenuto la sua distruzione totale: fisica,
morale, messianica, divina, pubblica e ufficiale. Ecco tracciati
i gradi metamorfosali:
1) È sostanziale con un odio qualsiasi
2) È completa con un odio religioso
3) È perfetta con l’odio ecclesiale
4) È superlativa con un odio dirigenziale.
Lasciamoci condurre su, per l’erta metamorfosale, fin
dove il Padre vorrà. Ha condotto il Cristo. E ora conduce
anche i cristiani.