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Il perdono del cristiano: come il Suo, così ha da essere il
mio. Lui lo compie nell’atto di subire; è subendo che dà
corpo alla vita metamorfosale offerta in dono. Io lo faccio
solamente nell’atto di subire; dopo è un prodotto dell’amore
di odio. Come pure perdono solamente dal basso:
facendo il piccolo io perdono. I piccolo sono i suoi figli
più cari.

Nella mia metamorfosi il nemico svolge una funzione
mediana. Ve la svolge col male, con una qualifica personale,
con una ingiustizia sociale. Il male: prima erroneamente
sentito e malamente trattato. Al Padre mi sento
associato; tutti e due lo accettiamo; Lui la totalità subisce,
io una minima parte. La accettiamo con devoto silenzioso
amore.
1) Lui scioglie la morte subita, in vita la trasforma, e così
una corrente di vita va in azione. È il suo dono a tutti
offerto: la vita in dono: perdona. Perdono recepito:
quando nel nemico suscita un sentire del male fatto,
provoca un dolore e vi fa scoppiare la conversione, che
punta di filato alla guarigione.
2) Io sciolgo l’odio patito a causa del male, in vita lo trasformo;
la mia corrente di vita va a comporsi con la
sua: siamo in due a forzare le ostinate resistenze del
nemico. Il perdono Paterno è dunque la vita metamorfosale
offerta in dono.
Dal perdono Paterno fluiscono due note sostanziali:
1) Il Padre perdona nell’atto di subire la morte dell’amore.
La produzione del perdono è simultanea al subire la
morte dell’amore. Non così avviene con la sua recezione:
il perdono può essere recepito a distanza di luogo e
di tempo. In questi tempi il Padre va accumulando una
riserva enorme di perdono che verrà impiegata non
appena si apriranno i tempi nuovi: quelli Pneumatici,
nei quali il visuato verrà ad occupare i vuoti abissali del
fideato che si stanno facendo nella stessa cristianità. È
questo che mi dà un sentire diverso per questi tempi
che sembrano fatalmente rovinosi.
2) Il Padre perdona ma mai dall’alto, ma dal basso: perdona
dal piccolo profondale. Non perdona stando ritto e
maestoso, ma calando dalla sua altezza uno sguardo di
pietà e di compassione per il miserabile pentito.
Perdona mentre supinamente subisce la morte dalla sua
creatura seguendo la linea del piccolo tendenziale.
Abbiamo già tratteggiato quale deve essere il perdono cristiano:
1) Perdono solamente nell’atto di subire, con quella
modalità che mi è essenziale: con devoto silenzioso
amore. Il perdono deve essere vitale: deve essere composto
di vita metamorfosale che pongo in dono ai miei
nemici. Se non c’è il mio subire, non c’è neppure il mio
perdono. Quello che noi amministriamo senza subire è
un prodotto genuino dell’amore di odio.
a) Il perdono verbale consegnato magari personalmente al
mio nemico me lo affida l’odio; talora per mettere fine
alla sua cattiveria su di me, talora per impedire male
maggiore, talora per amore di pace e di quieto vivere,
talora ancora lo accompagno col totale isolamento: ‘Gli
perdono, ma la parola non gliela darò mai più!’.
b) Più spesso me lo affida l’amore per me: mi sento
grande, generoso, dal cuore magnanimo, meritevole
di lode e di ammirazione. Adesso questo perdono mi
provoca conati di vomito Pneumatico.
c) Io posso perdonare soltanto dal basso. Quando il
nemico mi aggredisce e mi assale, quando mi demolisce
e mi abbatte, quando mi atterra e mi calpesta,
quando mi distrugge e mi annienta, quando se la ride
al canto della vittoria, allora io mi sento in basso,
allora mi sento piccolo.
Solamente il piccolo è generatore di vita. Solamente il piccolo
perdona, porta in giro la vita metamorfosale, va a
bussare alla porta della ostinazione peccaminosa. Il piccolo
creaturale tutto questo lo fa col piccolo creatorale.
Prediletti del Padre non sono gli oranti, né i più grandi, ma
sono i piccoli: ministri del perdono insieme con Lui. Tutto
da rivedere per noi, tutto da scambiare.

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