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Scorrimento verbale: dire il fideato e l’operato di fede.
L’autorità è sempre pronta a parlare. Limiti dello scorrimento
verbale sempre accidentale. Il Paterno è sostanziale.
Cosa dire? Il contenuto di coscienza: fideato e operato
di fede. Sta assai male. Le nuove generazioni fanno
gola e invidia e i maturi le seguono svuotandosi.

Anche l’autorità dobbiamo lasciarci odiare con devoto
silenzioso amore? L’autorità Paterna l’abbiamo trovata
agire così: Espropriato di cede, dal suo Agente vi si fa concepire,
da vivere si dà, pronto a morire’.
È l’autorità sacrificale. Non mi comanda, non mi impone;
mi si propone così: io scorrendo e morendo salvo. I suoi
figli, pur nei loro limiti, scorrendo vanno alla morte. La
sua autorità non può che mettere in crisi la nostra, per volgerla
alla sua trasformazione.
La mia autorità in metamorfosi. Le nuove generazioni ci
sono date dallo Pneuma per questo;
1) allergiche a qualsiasi comando
2) capaci di un odio viscerale
3) pronte a stroncare qualsiasi comunicazione coi loro
genitori, dandosi un volto plumbeo e bronzeo.
Con tutto questo lo Pneuma, che le conduce personalmente,
vuol ottenere questi risultati di riflesso: non vuol più
lasciarveli piacere, non vuole più lasciarveli godere, non
vuole più lasciar tessere la comunione egoistica.
Messi da parte comandi di autorità, ecco un nuovo modo
di fare: l’autorità è sempre pronta a parlare.
1) Del nostro dire, i limiti sono vistosi. Il nostro è un semplice
scorrimento verbale, e quindi puramente accidentale.
Non attribuiamogli alcuna efficacia (se non razionale).
Può averla quando diciamo che le cose che vuole
lo Pneuma, le diciamo nel modo voluto dall’amore
sacrificale, le diciamo pronti a lasciarle stracciare sotto
i nostri occhi, le diciamo al solo servizio Paterno.
Dobbiamo aiutare il Padre che guida la creatura ad
amare come ama Lui: ama morendo.
2) Il suo è scorrimento sostanziale: ci fa scorrere la sostanza
del suo spirito di amore, mentre noi facciamo scorrere
solamente delle parole, mai pronte a lasciarsi sacrificare.
Cosa dobbiamo dire?
Dobbiamo dire quello che possediamo in coscienza.
Come genitori cristiani dovremmo dire il nostro fideato
e il nostro operato di fede. Se manca l’operato di fede,
taciamo pure, per non sentirci liquidati con una sola
parola: ‘E tu cosa fai?’. Se non c’è l’operato, non so che
cosa ci può essere di fideato.
Per fideato intendiamo fede e contenuto di fede cristiana.
Come sta il fideato delle vecchie generazioni? Sta
malissimo. Si va letteralmente sgretolando. L’azione non
viene da lontano.
Viene operata dalle medesime nuove generazioni. Il loro
modo di vivere ci fa immediatamente gola. Come sono
fortunati e felici i nostri figli: si muovono liberamente
nella fede e nella morale, liberi da ogni dominazione
ecclesiale clericale, liberi da ogni senso di paura e di terrore
infernale. Come sono felici!
Possono largamente godere la vita, liberi ormai da qualsiasi
tabù religioso.
Così i genitori sono assaliti da un forte senso di invidia;
si vanno gradatamente liberando e dal fideato e dall’operato,
si vanno svuotando per allinearsi sempre più alle
nuove generazioni.
Le nuove generazioni sono vuote, e le vecchie si vanno
svuotando; la loro coscienza si va sempre più crivellando;
e il fideato non riesce più a starci.
Il processo, per quanto veloce, è pur sempre graduale;
dite quello che rimane ancora in coscienza, dite quel
poco che ancora rimane in azione.
Dite alla domenica: ‘i vostri genitori vanno a messa,
vanno alla confessione’ e basta. ‘Vanno alla catechesi’.
Fino a quando dobbiamo dire? Fino al loro bestemmiare;
solo a quel punto si tace. ‘Ma tanto non ci ascoltano!’.
Irragionevole dire: dire senza speranza è doppiamente
sacrificale.

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