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Nella nudità totale le conduce in casa propria, con un solo
carico personale: il sentire del piacere che li fa sprofondare
e inabissare. Lo Pneuma Paterno le conduce in casa
propria al nudo di ogni cosa esterna: recando il solo sentire
di piacere.
Una sola coscienza che fa da sabbia mobile. Le fa infatti
sprofondare e inabissare nell’ultimo piacere: quello della
droga.

1) I genitori guardano al presente delle nuove generazioni,
e ne sono profondamente desolati. La speranza di
riprenderle in tempi brevi ormai svanisce.
2) Si volgono al futuro e vi attingono una speranza confusa
che va formulandosi così: ritorneranno.
Abbiamo preso quella vaga speranza, e aprendola ne
abbiamo messo in visione il vuoto completo. Le nuove
generazioni non faranno mai più ritorno al nostro fideato.
Diciamo ‘al nostro’, che noi pensiamo e diciamo genuino
e totalmente sano, mentre il logorìo dei secoli ha fatto gravemente
e profondamente inquinato. Si vanno eliminando
ogni possibilità di ritorno, per quella crescita vistosa che
vanno realizzando con l’impiego totale dell’amore di odio
proteso alla caccia del massimo piacere. Si sentono sempre
più grandi umanamente; ed è quel sentire che non consente
più la trasmissione del fideato dalle vecchie alle
nuove generazioni. Il dire di chiunque: siano i genitori,
siano i sacerdoti, è votato al sacrificio. Il Padre ci domanda
un dire sacrificale: in questi anni è la sua volontà.
Debbo dire che lo Pneuma Paterno che conduce le nuove
generazioni non ha pietà del dolore, dei lamenti, dello
strazio e dello spasmo dei genitori, della disperazione,
perché decisamente le conduce su quel tracciato che noi
stiamo descrivendo. Dove le conduce le nuove generazioni?
Le conduce nella loro casa, una casa umana, una casa
vivente: in se stesse.
Sembra che la marcata socialità del vivere di oggi le apra
agli altri, e le faccia uscire da se stesse; ma è un falso
miraggio. Le nuove generazioni le vuole in casa propria,
nella sua casa personale.
Le vuole chiuse in quella casa, toglie finanche la voglia di
voler ancora uscire. È finita infatti la loro alienazione; ora
esse dicono: siamo nostre! Cosa portano dentro? Niente di
quello che viene passato da altri.
Entrano nella più completa nudità. Entrano senza parola,
senza luce, senza coscienza, senza segni sacramentali,
senza morale né umana né cristiana, senza verità divine,
senza speranza futura, senza fede.
Entrano senza il minimo fideato, spogli di qualsiasi valido
fatto religioso. Entrano portando solo quello che a loro
appartiene: il loro sentire: ed è il piacere dell’amarsi e dell’odiare.
Entrano con una sola coscienza, una coscienza
automatica e istintiva già bene solidificata, e che sarà
l’unica guida di tutto il loro vivere personale: convinti in
modo intangibile che la vita va vissuta unicamente per i
piaceri che dà, pronti a gettarla quando il piacere non dà
più il suo godere.
Chiuse in se stesse le nuove generazioni si trovano come
nelle sabbie mobili, o nella melma: ci si sprofonda, per
quanti tentativi si facciano per riemergere. Sprofondarsi
nel piacere è un piacere; in realtà è un piacere che uccide;
uccide con più sicurezza perché è piacere cui non si sfugge
facilmente.
Ricordate forse la pubblicità di una specie di caramelle: ‘Il
piacere che uccide e fa sprofondare’. Ci si avesse a fermare
alla profondità del piacere, una emersione sarebbe forse
possibile. Ma lo Pneuma li vuole inabissati nell’abisso del
piacere. Da anni le sta proiettando in un abisso e sempre
più intensamente: l’abisso del piacere estremo: il piacere
che toglie da ogni impegno di vita umana, e le colloca in
un ‘nirvana’ inebriante, totale, sicuro: l’abisso del piacere
della droga: un piacere che non solo uccide spiritualmente,
moralmente, ma le annienta anche fisicamente: il piacere
che uccide, il piacere della morte.
Noi non accettiamo uno Pneuma che le conduce così, ma
così è. Chi fa agire l’amore di odio? Lo Pneuma Paterno,
fedele al Padre che muore così.

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