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Scorrimento vietato ci comanda prodotto genuino della
nostra autorità. Di che cosa è fatto il comando e cosa è:
forza morale. Il grande si oppone: la resistenza è dall’amore
per sé. La vera soluzione: un comando che tocca
aiuto a sciogliere e trasformarlo. Non lo fa, e i motivi più
egoistici pullulano. Bocciata la nostra autorità e i comandi
perché non sacrificabili.

Anche l’autorità dobbiamo lasciarci odiare? La nostra, che
è scorrimento di noi stessi negli altri, non è sacrificabile.
L’amore per me, me ne ha fatto un mezzo di comunione
egoistica. Colui in cui scorro, lo sento mio, e me lo godo.
Possibile un simile scorrimento finchè la persona si sente
piccola. Oggi non lo è più: l’ambiente sociale si satura di
beni materiali e intellettuali, e l’amore per sé trova facile
espansione. Espandendosi, la persona si sente sempre
meno piccola, e sempre più grande. Il grande trova la sua
comunione egoistica. Così i figli hanno trovato la loro
casa, e non accettano più di sentirsi proprietà dei loro
genitori. Godendosi la sua, il figlio scarta quella dei genitori,
come quella ecclesiale e anche quella divina. Vietato
qualsiasi scorrimento.
Vietato lo scorrimento di un prodotto che è specifico della
autorità non sacrificabile. Cosa produce la nostra autorità?
Produce i suoi comandi. Il comando è fatto di imposizione,
costrizione, minaccia (in caso di rifiuto), punizione. E
allora, che cos’è un comando? È una forza morale che agisce
dall’esterno e fa muovere la persona, che agisce nella
direzione voluta da quella forza.
Condizione assoluta che la forza morale possa inserirsi: il
comando funziona se incontra una persona che si sente
piccola. Ieri funzionava bene; oggi non gli riesce più, perché
il figlio cui si comanda si sente grande. Da qui le
umane resistenze al comando.
Da dove vengono le umane resistenze al comando?
Provengono dall’amore per me. L’amore per me mi fa
ribelle al comando, quando sento che non mi piace. E abitualmente
facciamo così:
1) O comandare cose piacevoli o attendere una rabbiosa
ribellione.
2) O essere così bravo da far piacere alla ragione quello
che all’istinto è difficile, non piace.
3) Il comando deve agire sull’amore per se stessi. Il
comando deve essere metamorfosante.
Trasformarlo in amore per il comando stesso. Il nostro
comando non tocca l’amore per se stessi. Anzi, non fa
altro che provocare la formazione di una serie di motivi
che non hanno nulla di buono. Si obbedisce fingendo, si
obbedisce per calcolato interesse umano. Si obbedisce per
carpire la benevolenza di chi comanda, o per riscuotere
una fiducia illimitata, cose che si muovono con abbondanza
nel campo religioso ed ecclesiale. Si obbedisce per
avviare un castigo. Il comando lascia inalterato l’amore
per me.
1) Ieri si poteva comandare perché l’amore per me era
minimo; non abbiamo avvertito la sua imminente
esplosione e non ci siamo preoccupati di promuovere il
suo scioglimento, accecati come eravamo dal volere
unicamente l’efficacia immediata del comando. Ora
l’amore per me è arrivato fino alle stelle, e più nessun
comando lo fa scendere da quei vertici.
2) Ma per l’autorità c’è una responsabilità ancor più
grave. Avremmo sostenuto lo scioglimento dell’amore
per se stessi se i nostri comandi avessero avuto un
minimo di sacrificabilità. L’amore per me è morte viva
dell’amore; la morte si può sciogliere unicamente con
la vita dell’amore; ma questa la produce solamente una
autorità che si lascia sacrificare nei suoi comandi. Ne
esce fuori bocciata non solo l’autorità non sacrificabile,
ma bocciati i comandi stessi. Se lo sono gli umani,
allora anche i divini.

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